Mario Dondero è nato a Milano nel 1928.
Giovanissimo partecipa alla Resistenza in Val d’Ossola e alla Liberazione di Milano.
Negli anni ’50 frequenta il famoso Bar Giamaica, vicino all’Accademia di Brera, a Milano, dove si incontrano intellettuali, artisti e fotografi.
Assunto come cronista a “Milano Sera” diventa inviato del settimanale “Le Ore”, rivista diretta da Salvato Cappelli e animato da Giuseppe Trevisani e Pasquale Prunas, due figure di rilievo del giornalismo italiano.
“Le Ore” è una rivista d’avanguardia nel nostro paese per il rilievo che dà alle fotografie e è in seno a questa rivista che Mario Dondero decide di diventare fotoreporter.
Si trasferisce a Parigi nel 1954, da dove continua a collaborare a giornali italiani, come “Il Giorno” e, più tardi, “La Repubblica”. E’ molto attivo nella stampa francese e internazionale, particolarmente a “Regards”, l’ “Humanitè Dimanche” , l’ “Express”, “Jeune Afrique”.
Fotografa vari conflitti nel mondo e molte conferenze internazionali. Soggiorna anche a Londra, collaborando alla stampa britannica e vive per un lungo periodo a Roma negli anni ’60.
All’inizio degli anni’70 ritorna a Parigi dove risiede fino al 1999, realizzando reportage che mostrano il suo impegno politico e sociale, pubblicati in Italia e all’estero.
Si stabilisce a Fermo nelle Marche.
Continua a girare il mondo e a ritrarre gli uomini e la loro storia, per giornali, riviste e associazioni umanitarie come Emergency. Ha esposto le sue fotografie in mostre personali e collettive in Italia e in molti paesi. E’ membro onorario della Compagnia Unica dei Portuali di Genova.
Mario Dondero è uno dei decani del fotogiornalismo italiano e europeo.
Il suo sguardo umano e partecipe alle storie della vita distingue sempre le sue fotografie. Il suo interesse ai destini degli esseri umani crea intorno al suo lavoro un’ aura di simpatia, affetto e allegria che lo circonda sempre.
Nell’articolo di Danilo De Marco pubblicato nel “Venerdì di Repubblica” del 18 luglio 2014, a proposito dell’ultimo libro su Mario Dondero, scritto da Emanuele Giordana, “ Lo Scatto Umano”, si legge:
” Il dono di Dondero è quello di riuscire a vivere il momento dello scatto fotografico come occasione d’incontro con la moltitudine dell’umano e di riportarci a questa, con le sue immagini, racconti e storie di vita narrate con la schiettezza dei suoi slanci e lo spessore della sua umanità. Fotografie, le sue, che spesso ignorano tanto la composizione quanto la qualità strettamente estetica. Non c’è traccia di decorazione o artificio nei suoi racconti fotografici. ………Cantore raffinato di un’epopea del quotidiano, mentre fruga garbatamente tra gli spigoli e Le timidezze dell’umano, Dondero riesce dove pochi fotografi possono avventurarsi, e raccoglie, scatto dopo scatto, l’utile certezza della nostra fragilità”.
Nel dicembre 2014 è stata aperta a Roma una mostra sulla sua opera con 250 fotografie esposte, sia in bianco e nero che a colori. Alla mostra è stato presentato un libro, edito da Electa, curato da Nunzio Giustozzi e Laura Strappa, con le fotografie della mostra e un’ampia presentazione, attraverso i testi di amici e collaboratori, del suo lavoro dagli esordi negli anni cinquanta a oggi. Il successo della mostra è stato tale che la sua chiusura è stata prorogata di un mese, fino all’aprile 2015.
Dopo una lunga malattia Mario Dondero ci ha lasciato il 13 dicembre 2015.